Natura morta con frutta, noci e formaggio di Van Dijck

Di Arte e di Formaggi, nuova rubrica per vivere un viaggio straordinario nel mondo dell’arte e del formaggio con la nostra Antonia Di Nucci.

A partire da questo mese inauguriamo una nuova rubrica intitolata “Di Arte e di Formaggi” per condividere piccole riflessioni e qualche curiosità su opere d’arte, famose e non, a tema enogastronomico. Ovviamente il focus sarà sul nostro amatissimo formaggio e sulle storie nascoste nelle produzioni casearie antiche e più recenti.

Sarà Antonia Di Nucci, che fondamentalmente è una gran curiosona, a selezionare le opere e a raccontarcene la storia.  Questo perché l’arte ed il cibo sono i suoi grandi amori.  E studiarli assieme la rende felice quasi quanto mangiarlo, il suo adorato formaggio.

Iniziamo in autunno, una stagione carica di frutti e di colori. L’occasione era troppo ghiotta (è proprio il caso di dirlo) per non parlare di un’opera decisamente autunnale: la celeberrima e ricchissima “Natura morta con frutta, noci e formaggio” dell’artista olandese Floris Claesz van Dijck.

L’opera rientra tra le cosiddette “colazioni” o nature morte, circa una decina, che van Dijck realizzò tra il 1610 e il 1622 e che consacrarono l’artista tra i più importanti maestri di questo genere pittorico.

Guardando con un po’ di attenzione in alto a destra, sopra il cesto di mele, è possibile leggere firma e data: F(loris) V(an)D(ijck) fecit 1615.

Raffigurare i diversi frutti autunnali e le loro diverse textures deve essere stata una sfida ma anche una grande soddisfazione per l’artista. Imbandire la tavola della ‘colazione’, tutt’altro che un disporre oggetti a caso.

Per noi osservatori, una festa per gli occhi e per i sensi: come non avere l’acquolina in bocca infatti ammirando la croccantezza del pane in primo piano, la rugosità dei gusci di noce, la lucidità dei grappoli d’uva sulla sinistra, la succosità delle mele raffigurate nei vari stadi di maturazione? E ancora, come non rimanere meravigliati guardando la luce che attraversa le decorazioni circolari del bicchiere, la lavorazione finissima del manico del coltello, il riflesso del pane e del formaggio nei piatti d’argento su cui sono adagiati, il pizzo della pregiata tovaglia damascata simbolo del fiorente commercio olandese dei tessuti?

Al centro della composizione van Dijck pone una piramide casearia costituita alla base dal famoso formaggio Gouda e al vertice da un formaggio prodotto sull’isola di Texel, a nord dell’Olanda*. Il nostro sguardo è “delicatamente” invitato dalla lama del coltello in primo piano ad ammirare l’impressionante perizia dell’artista nel raffigurare le scrette, i tagli, le fessure, le occhiature delle colorate creature casearie olandesi.

Formaggio Gouda

Qualcuno potrebbe chiedersi: ma cosa aveva di tanto speciale questo formaggio per occupare una posizione così centrale non solo in questa ma in tutta la serie di nature morte dell’artista?

Molti studiosi si sono interrogati sui possibili messaggi sottesi agli elementi raffigurati in queste opere. (Tanto per citarne qualcuno: la caducità delle cose, il tempo che scorre, la necessità di focalizzarsi sulle cose che invece non mutano).

Una tesi dal taglio più economico mette in risalto la grande importanza che la produzione ed il commercio dei prodotti caseari rivestiva (e ancora oggi riveste) nell’economia olandese. Il Gouda in particolare, commercializzato nei più importanti paesi europei già a partire dal XII secolo e annoverato tra i formaggi più antichi al mondo, fu elemento immancabile nella dieta dei marinai olandesi e divenne con il tempo un’icona del paese. La produzione solo di questo formaggio, inserito dall’Unione Europea tra i formaggi Igp, ad oggi rappresenta più della metà della produzione casearia d’Olanda.

Volendo creare un parallelo un po’ estremo, potremmo paragonare per importanza la produzione e la tipicità del Gouda al Caciocavallo, re della produzione casearia dell’Italia meridionale.

Caciocavallo di Agnone

Volendo fare poi un confronto con il ‘nostro’ Caciocavallo di Agnone non possiamo non considerare le grandi differenze di produzione e stagionatura: il Caciocavallo di Agnone è un formaggio a pasta filata, il Gouda a pasta semidura; il primo ha mediamente un peso di circa due kg, il secondo può arrivare a pesarne anche venti; il primo non supera solitamente i due anni di stagionatura, il secondo arriva a stagionare il doppio degli anni.

Con questo piccolo assaggio della pittura  e della produzione casearia olandese volevamo augurarvi di gustare tutti i frutti di questa meravigliosa stagione autunnale: che sia il vino, che siano le mele, le noci , le nocciole o le castagne, vi auguriamo di potervi deliziare in compagnia magari delle persone a cui tenete di più.

Per chi volesse esplorare le scrette del Gouda e i fantastici dettagli dell’opera, questo è il link di Google Arts and Culture che permette di fare uno zoom estremo della tavola:

Didascalia all’opera

Floris Van Dijck, Natura morta con frutta, noci e formaggio, 1613, olio su tavola, Haarlem, Frans Hals Museum

*Vorrei ringraziare di cuore l’amico Bart Dankaerts per il prezioso aiuto fornitomi in questa piccola investigazione artistico-casearia, scomodando i curatori del Frans Hals Museum (museo che custodisce l’opera) per stabilire con certezza quali fossero i formaggi rappresentati da van Dijck.

Antonia Di Nucci

Antonia Di Nucci è la Responsabile dell’accoglienza visitatori al Caseificio Di Nucci. Laureata in Storia dell’Arte alla John Cabot University di Roma e diplomata in Arte e Teologia presso la omonima scuola di Alta Formazione di Napoli, è appassionata di tradizioni, devozioni locali e storie sul mondo del cibo.

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