La civiltà della Transumanza nella ‘ndocciata di Agnone

La ‘ndocciata di Agnone è il più grande rito del fuoco del mondo

La ‘ndocciata di Agone. In attesa del più grande rito del fuoco del mondo – l’8 dicembre 2016 ad Agnone – un viaggio nel mondo pastorale dell’Alto Molise.

Il calore e la luce del fuoco accompagnavano le notti dei pastori durante le soste sulle antiche vie della Transumanza. Oggi il fuoco è l’elemento che dà vita alla più importante ed emozionante manifestazione che si celebra in Alto Molise nel periodo natalizio: la ‘ndocciata.

Molti conoscono questo evento spettacolare, che trasforma il corso principale della nostra Agnone in un fiume di fuoco, il più grande che si conosca al mondo. E sono tanti i turisti e i visitatori che in occasione della ‘ndocciata straordinaria dell’8 dicembre arrivano da ogni luogo per assistere alla sfilata magica. Per noi, sentirci parte di questo corteo fiammeggiante dalle suggestioni uniche e ricco di significato è un’emozione senza tempo, che ci conduce fin dentro la storia dei nostri avi, in un bagaglio di tradizioni che toccano la civiltà rurale, che ancora oggi è parte dell’identità della nostra terra.

Ci sentiamo eredi, con i nostri formaggi lavorati secondo tradizione e con il latte proveniente dai pascoli alto molisani, dell’antica civiltà pastorale. Quella che in un certo senso, carica di significati, viene rappresentata ogni 8 dicembre e poi ogni Vigilia di Natale, quando all’imbrunire Agnone si riempie di luci infuocate e del dolce rumore dello scoppiettio delle ‘ndocce, le particolari torce in legno d’abete portate sulle spalle dagli agnonesi vestiti con antiche cappe nere e preceduti da donne e bambini abbigliati secondo la tradizione contadina.

È un rituale ancestrale, che getta le sue radici molto lontano. Le “grandi torce” (questa è la traduzione letteraria di “’ndocce”) infatti, facevano parte, prima del Cristianesimo, della tradizione pagana legata al solstizio di inverno. Testimonianza dell’antico legame dell’uomo con il fuoco, fonte di vita ed elemento purificatore della natura. Si accendevano, per esempio, fiaccole in onore del dio Sole in vari Paesi del Nord Europa e del vicino Oriente. E così anche i popoli italici degli Osci e i Sanniti consideravano il fuoco come segno e come rito, il quale poi ha assunto significato cristiano, diventando un simbolo in onore del Dio che nasce. Il fuoco che riscalda la nascita di Cristo.

Il fuoco che ha permesso ai nostri antenati, in viaggio con il bestiame lungo le strade erbose dei Tratturi, dalle montagne dell’Alto Molise verso le pianure più calde della Puglia, di riscaldarsi in autunno e in inverno, e di contribuire alla trasformazione del latte in formaggio lungo il cammino.

'ndocciata di Agnone |La Transumanza - Foto del 1910 dall’Archivio fotografico del Cav. Giovanni Paglione

Non è difficile immaginare i pastori lungo le vie dei Tratturi, strade per loro e pascoli per gli animali, portare con sé forme di formaggio di vacca e Caciocavallo, per ristorarsi durante le soste. E ancora oggi l’anima di questo mondo contadino si può percepire in Alto Molise.

«C’è nella cerimonia della ‘Ndocciata – spiega Franco Di Nucci, titolare del Caseificio Di Nucciun legame con gli attori della civiltà del latte, la civiltà pastorale e contadina. Agnone è una città artigiana, ma anche una città contadina. E coloro che per primi hanno fornito il latte al Caseificio erano ‘ndocciatori (portatori di ‘ndocce), famiglie espressione e memoria di un mondo rurale che ha radici nel passato».

La parrocchia di Sant’Antonio Abate di Agnone, dal cui campanile rintocca l’8 dicembre la campana che dà il via alla sfilata della ‘Ndocciata, era tra il 1600 e il 1750, un’azienda agricola con le pecore e il bestiame, che aveva importanti rapporti economici con la Dogana della Mena delle pecore di Foggia. La dogana regolamentava la “mena”, cioè la conduzione del settore agricolo, dell’allevamento e della transumanza, assicurando il più grande fondo dello Stato nel Regno di Napoli.

'ndocciata di Agnone | Ragion Pastorale di Stefano Di Stefano, unica copia conservata nel Museo di Arte Casearia e della Transumanza del Caseificio Di Nucci

Se ne parla anche nella “Ragion Pastorale”, antico volume stampato a Napoli nel 1731 e il cui unico esemplare perfettamente conservato si trova nel Museo di Arte Casearia e della Transumanza del Caseificio Di Nucci. È stato scritto da Stefano Di Stefano, grande giurista ed intellettuale napoletano, ma agnonese di famiglia, che governava la giurisprudenza statale del Regno di Napoli e rappresenta un viaggio nella storia socio economica dell’Italia Meridionale. Non è un caso, se il più grande personaggio della storia giuridica della Transumanza abbia avuto origini agnonesi. Il legame di Agnone con la civiltà della Transumanza era dunque anche di tipo culturale, non solo economico. Lo stesso Stefano Di Stefano è stato doganiere a Foggia e il Regno di Napoli ha trovato nella Dogana il motivo della sua ricchezza. I rapporti tra la parrocchia di Sant’Antonio Abate di Agnone che con la sua azienda aveva una grande efficienza economica, nella quale anche i più ricchi investivano, e la Dogana, hanno consentito alla Chiesa di arricchirsi di opere d’arte di prestigio, che ancora oggi si possono ammirare nella nostra città. Tra queste il quadro dell’Adorazione della Madonna, in cui è raffigurato un pastore che suona la zampogna.

'ndocciata di Agnone | Altare della Natività, inizi 1700, di Giangiacomo Colombo, custodito nella Chiesa di Sant’Antonio Abate di Agnone

Antichi legami religiosi testimoniano inoltre il rapporto di Agnone con il mondo pastorale. Nella Chiesa di Sant’Antonio Abate c’è una statua di legno della Madonna dell’Incoronata, che è la stessa di Casalbordino (risalente al 1500). Una Madonna arborea, simbolo di ruralità, come quella dell’Incoronata di Foggia, che si celebrava con una fiera che segnava la conclusione di tutti gli atti commerciali della stagione della Transumanza. Ad Agnone si svolge ancora una fiera della Madonna dell’Incoronata, l’ultima domenica di aprile.

'ndocciata di Agnone |Chiesa di S. Antonio Abate di Agnone

Nelle campagne della parrocchia di Sant’Antonio ha preso dunque il via la produzione delle ‘ndocce e i creatori di queste speciali torce di legno vivono ancora oggi in questa area rurale. In alcuni documenti del 1950 è testimoniato come dagli allevamenti della zona venisse rifornito il latte al Caseificio Di Nucci, un legame che è rimasto immutato fino ad oggi. Le terre della parrocchia sono da molto tempo produttrici di latte, ma anche di ‘ndocce.

'ndocciata di Agnone | Copia della Tavola Osca a Palazzo San Francesco di Agnone. L’originale è al British Museum di Londra

Si tratta, inoltre, degli stessi terreni  – che si estendono da Agnone verso Capracotta e il Tratturo Castel del Giudice – Sprondasino – della zona in cui fu trovata la Tavola Osca, la tavoletta bronzea risalente al 250 a.C. circa su cui il popolo italico dei Sanniti incise in lingua osca un rituale sacro, le cui divinità derivano dal mondo pastorale ed agricolo. «La storia di tutto il territorio ha una matrice pastorale – dice Franco Di Nucci -. Poi nel 1600 e 1700 c’è una grande partecipazione alla civiltà della Transumanza. La ‘Ndocciata nasce nelle campagne, perché nelle campagne le persone dovevano illuminare la strada con falò per andare alla messa di mezzanotte di Natale ad Agnone. Noi siamo parte di questo mondo rurale. La storia di Agnone narra della presenza di grandi proprietari di masserie che partecipavano alla transumanza, masserie con il bestiame che poi hanno lasciato il passo alla nascita del Caseificio e dell’arte casearia a livello professionale nei primi anni del 1900».

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