Il 3 dicembre 2022 sfilano i più emozionanti riti del fuoco del Molise. Domenico Meo ne racconta origini e curiosità.
Il 10 dicembre 2022 è il giorno della ‘Ndocciata di Agnone, il più antico e grande rito del fuoco d’Italia e del mondo, uno spettacolo magico di “grandi torce” costruite a raggiera in legno d’abete e portate sulle spalle in una suggestiva sfilata di fuoco, che incanterà i tanti turisti e visitatori sul corso principale della nostra cittadina. Un rituale che sentiamo nostro per le radici pastorali legate al mondo della transumanza, e perché diventa occasione per la comunità del territorio altomolisano per mostrare al mondo le tradizioni, i sapori, la bellezza artistica e naturale di una terra che vuole farsi conoscere e riconoscere.
Quest’anno però la ‘Ndocciata di Agnone non sarà la sola. Dicembre sarà un mese ricco di eventi, tra spettacoli, musica, teatro dialettale, ospiti speciali come i Rota Temporis, Max Giusti, DJ Molella ed Edoardo Bennato. Appuntamenti che sono occasione anche per visitare il nostro Museo di Arte Casearia e della Transumanza di Agnone.
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3 DICEMBRE – FESTA DEI FUOCHI RITUALI
Un calendario appetitoso, che prenderà il via con una manifestazione straordinaria: la Festa dei Fuochi Rituali del 3 dicembre 2022. Per la prima volta, lungo le strade della nostra cittadina, sfileranno la faglia di Oratino, la ‘Ndoccia di Civitanova del Sannio, la Farchia di Salcito, le Farchie di Montefalcone nel Sannio e a seguire le ‘Ndocce di Agnone e la ‘Ndoccia di Pietrabbondante che sarà accesa sui gradini della scalinata della chiesa di S. Antonio. I rituali del fuoco del Molise insieme, in un’unica festa condivisa. Sarà un’emozione unica, di cui vogliamo darvi qualche anticipazione, intervistando uno dei massimi esperti delle tradizioni e dei riti del Molise, Domenico Meo, storico locale di folklore e di cultura popolare, per farvi incuriosire nella consapevolezza che il Molise sia la terra dei fuochi rituali, che non mancano mai di essere abbinati a cibi tradizionali condivisi davanti ai falò.
«Oggi non si possono interpretare le tradizioni solo attraverso le concezioni classiche, bisogna guardare il presente che modella il passato – spiega Domenico Meo, che il 3 dicembre alle ore 10.30 a Palazzo San Francesco parteciperà al convegno: “La festa dei fuochi rituali. Ricerca, documentazione, reti di salvaguardia e partecipazione”-. I riti oggi acquisiscono altri significati. Mentre un tempo erano relegati alla comunità, ora si vogliono far vedere e condividere. La modernità parte dalla tradizione per cercare un rinnovamento, proiettare l’identità verso il futuro non rinunciando ad un’economia della cultura e della cratività. L’energia vitale, la carica propiziatoria dei riti restano, ma guardano alla contemporaneità ed è bene capire quali emozioni ci danno e cosa rappresentano».
Tutti i rituali del fuoco, presenti ad Agnone, sono legati al Solstizio d’inverno e poi, quando hanno assunto un significato religioso, alla Vigilia di Natale. Hanno inoltre tutti lo stesso nome: si chiamano ‘ndocce (cioè torce) ad Agnone, Civitanova del Sannio, Pietrabbondante (dove però non hanno forma di torcia, ma di falò) e dunque in Alto Molise, invece nella zona del Trigno portano il nome di farchie (la radice latina fax-facis che significa fiaccola), come a Salcito e Montefalcone nel Sannio, ad Oratino si parla di faglia, una parola che riporta a Las Fallas di Valencia e ai rituali della zona dei Pirenei, che interessano Spagna, Francia e Andorra, dove si svolgono durante l’equinozio di primavera (19 marzo) e al solstizio d’estate (24 giugno).

‘Ndocciata di Agnone – Credit Emilio Galuppo
Nei riti del fuoco molisani cambiano le forme e le essenze legnose utilizzate, perché come racconta Meo, sono stati ideati con le tipologie di legname presenti nei vari territori: ad Agnone si usa l’abete bianco dei vicini boschi, a Civitanova del Sannio il faggio, per fare qualche esempio. Inoltre, ad accomunare questi rituali, c’è l’aspetto religioso – il fuoco è diventato il simbolo del Natale – più evidente ad Oratino e a Montefalcone, dove il cerimoniale igneo finisce vicino la chiesa madre. L’accensione avviene davanti la chiesa e a Montefalcone il rito è accompagnato anche da un canto religioso dedicato.
Cosa potranno ammirare i visitatori ad Agnone il 3 dicembre?
Sarà una serata culturale. Ci sarà un percorso, che comincerà con la Faglia di Oratino portata a spalla, ma spenta, per poi passare all’accensione della ‘Ndoccia di Civitanova, e a seguire la Farchia di Salcito, le Farchie di Montefalcone con il gruppo di zampognari e la ‘Ndocciata di Agnone. Ma il coup de theatre ci sarà in largo Sabelli e lungo la gradinata della chiesa di Sant’Antonio dove sfavilleranno ancora tutte le torce, la faglia e le ‘Ndocce di Pietrabbondante.
Scopriamo i Riti del Fuoco con Domenico Meo.
La FAGLIA di ORATINO. Un unico grande torcione stretto e lungo, fatto di canne alto 12 metri per il diametro di uno, viene trasportato a spalla da 40 persone dall’ingresso del paese fino alla Chiesa e incendiato al cospetto della folla, da sopra al campanile, con uno straccio imbevuto.

Faglia di Oratino (CB)
La ‘NDOCCIA di CIVITANOVA DEL SANNIO. Le ‘ndocce sono costruite con tronchi di faggio di 2 metri e mezzo, spaccati per 1/3 all’estremità. Gli ‘ndocciatori disposti su 2 file, al suono della zampogna, le portano sulle spalle per giungere nella piazza del paese e creare un unico, grande, falò intorno al quale si riunisce tutta la popolazione festante.
La FARCHIA di SALCITO. Torce di canne secche che, una volta accese, vengono recate tradizionalmente, di porta in porta. Famigliari e amici, peregrinando, si alternano al sostegno della “vesazza”, una borsa di cotone grezzo o canapa composta da due ampie sacche collegate tra loro cosi che poteva essere calzata dagli antichi viandanti a spalla o a tracolla durante i trasferimenti per le normali attività contadine o lungo i tratturi durante la transumanza. Un giro itinerante, legato alla teoria del dono: dare un omaggio e ricevere e ricambiare l’anno successivo, un ciclo che non si interrompe mai.
Le FARCHIE di MONTEFALCONE DEL SANNIO. Enormi torcioni ardenti, “Farchie”, intonando canti natalizi, accompagnati dal suono delle zampogne o delle fisarmoniche e gustando piatti tipici locali. Vengono assemblate con barrette di legno di diverse tipologie, lunghe circa 3 o 4 metri e legate con fili di ferro, per farne una forma tonda. Due grandi assi di legno vengono utilizzati per trasportarle orizzontalmente in una sfilata, che comincia con i bambini e le più piccole, fino alle più grandi. Il canto della farchia accompagna la sfilata di fuoco nel paese fino alla chiesa madre, dove si continua a cantare tutti insieme e si mangiano dolci e specialità tipiche.
Le ‘NDOCCE di PIETRABBONDANTE. Sono grandì falò costruiti con legna e ginestre da ogni famiglia davanti la propria abitazione e nella piazza principale del paese. La Vigilia di Natale, al calare del sole, vengono accese contemporaneamente al suono delle campane, creando uno spettacolo di fuoco in tutta Pietrabbondante. Occasione per gli abitanti per scambiarsi gli auguri girando tra una ‘ndoccia e l’altra.
La ‘NDOCCIATA di AGNONE. “Grandi torce”, costruite in legno d’abete con una composizione a raggiera, portate accese sulle spalle dei “portatori” vestiti con antiche cappe della tradizione contadina. Prima le più piccole composte di 2 torce, poi 4, 6, 8, fino ad arrivare anche oltre 20 ‘ndocce infuocate. Durante il corteo i portatori si divertono in piroette e coreografie, tra lo stupore della folla.
Vi aspettiamo ad Agnone.