Viaggio tra significati e tradizioni, a partire dalla ‘Ndocciata di Agnone, con l’antropologa Letizia Bindi.
La ‘Ndocciata, il più antico e grande rito del fuoco d’Italia e del mondo, torna l’8 dicembre 2018 ad illuminare Agnone, con uno spettacolo unico, che ogni anno richiama migliaia di persone e di turisti. Come sempre in questo periodo sentiamo la trepidazione dell’attesa per l’importante evento che fa parte della nostra più autentica identità. Un rituale che sentiamo nostro per le radici pastorali legate al mondo della transumanza, e perché diventa occasione per la comunità del territorio altomolisano per mostrare al mondo le tradizioni, i sapori, la bellezza artistica e naturale di una terra che vuole farsi conoscere e riconoscere.
Siamo pronti ad accogliere per il weekend dell’Immacolata i tanti visitatori che arriveranno da ogni angolo della penisola. Per farlo al meglio, abbiamo organizzato un programma di visite e degustazioni per tutto il fine settimana e in particolare il 7 dicembre, alle 16.00, l’evento “Il filo del tempo”, durante il quale tre generazioni di casari Di Nucci mostreranno l’arte della filatura della pasta filata, per terminare la serata con un apericheese, un aperitivo a base dei nostri formaggi tradizionali molisani.
Ma per immergerci nell’atmosfera della ‘Ndocciata, ci siamo chiesti: quali sono i riti del fuoco più importanti d’Italia e d’Europa? E quali i loro significati?
Per approfondire il tema, nella consapevolezza che il Molise sia la terra dei fuochi rituali, che non mancano mai di essere abbinati a cibi tradizionali condivisi davanti ai falò, abbiamo intervistato l’antropologa e professoressa dell’Università del Molise Letizia Bindi.
LA ‘NDOCCIATA DI AGNONE
8 e 24 dicembre 2018
Le radici della tradizione risalgono ai Sanniti, che usavano le grandi fiaccole come fonte di luce durante gli spostamenti. Ma la ‘ndoccia, nell’ambito della ritualità pagana, fu trasformata in simbolo dell’antico legame dell’uomo con il fuoco, divenne rito collegato al solstizio d’inverno, al passaggio delle stagioni e al ciclo annuale del sole. Concetto poi fatto proprio dal Cristianesimo, che ha inteso il fuoco come omaggio al Dio che nasce. La ‘Ndocciata tradizionale, infatti, si svolge in forma più intimistica la sera del 24 dicembre, la notte di Natale.
«I rituali del fuoco come la ‘Ndocciata – spiega Letizia Bindi – rientrano nella devozione del sacro europeo, nella necessità di mostrare lo spettacolo del sacro e illuminare i luoghi in cui si svolgono le performance della sacralità. Alcuni fuochi molisani e pugliesi hanno la specificità di essere semoventi, elemento, questo, che ne aumenta la spettacolarità, perché possono essere visti da tutti». Il fuoco tuttavia presenta nell’ambito festivo e cerimoniale molteplici significati. Si connette sicuramente al sacrificio, alle forme cerimoniali di “messa alla prova”. Al tempo stesso esso è elemento di purificazione nella simbologia più antica, nella significazione che ha ricevuto all’interno del mondo greco-romano. Il fuoco si presenta altresì come importante centro della pratica comunitaria. Nel caso della ‘Ndocciata, ad esempio, rinvia alla pastorizia. «Indossare il cappello e il tabarro, cioè il mantello a ruota, che indossano i portatori di ‘ndocce durante la sfilata, è un richiamo alla pastorizia rilevante nelle aree montane molisane e abruzzesi. Il fuoco era inteso nel mondo della transumanza anche come protettore delle greggi. Ed anche il culto mariano, che si celebra nei giorni dell’Immacolata, è molto legato alla pastorizia. Non è inoltre un caso che molti riti del fuoco accomunino il Molise e la Puglia. Le vie della transumanza erano non solo luoghi di passaggio e di comunicazione, ma anche vie attraverso le quali cui si diffondevano tradizioni e rituali».
LE FRACCHIE
19 aprile 2019 – Venerdì Santo di Pasqua
In Puglia, i rituali del fuoco sono tutelati come eventi caratterizzanti dell’identità pugliese, come sancito da una delibera regionale. A San Marco in Lamis, provincia di Foggia, le macchine rituali del fuoco si chiamano Fracchie. Cosa sono le Fracchie? Torce dalle grandi dimensioni e dalla forma conica, costruite da un tronco spaccato longitudinalmente e riempito di rami, sterpi, schegge di legno e frasche. Sono mobili come le ‘ndocce, ma diverse nella forma e nei contenuti. Le fracchie vengono trasportate su appositi carrelli, accese dalla parte più larga e appesantite con sacchi di sabbia nella parte posteriore, dove su un palo c’è l’immagine della Madonna Addolorata. Il rito si svolge infatti il Venerdì Santo, prima di Pasqua. «Torce che vengono accese per ritualizzare il passaggio dell’anno – spiega l’antropologa -, ma anche nell’idea della comunità che costruisce oggetti rituali, come forma di rinnovamento del vincolo sociale».
FANOVE E FOCARE
Fanove – 11 gennaio 2019
Focare – 16 gennaio 2019
Le Fanove di Castellana Grotte (BA) sono enormi falò fissi che vengono accesi nella notte dell’11 gennaio in onore della Madonna della Vetrana, la quale secondo tradizione preservò la città da un’epidemia di peste. Il fuoco diventa simbolo di protezione. Le Fanove accese sono circa cento ed intorno si raccoglie tutta la comunità.
Il 16 gennaio il fuoco rituale arde invece in onore di Sant’Antonio Abate per la Focara di Novoli, in Provincia di Lecce. Enorme falò alto 25 metri e composto da tralci di vite, che brucia accompagnato da fuochi d’artificio. In passato, i tizzoni della focara erano raccolti per alimentare il braciere e riscaldarsi nelle giornate fredde d’inverno. Un tempo la festa era accompagnata dalla benedizione degli animali da cortile, oggi invece si benedicono cani e gatti. Il fuoco in onore di Sant’Antonio Abate, protettore degli animali, è tipico anche di alcuni paesi del Molise, tra cui Pescopennataro, Vastogirardi, Pietrabbondante, Forlì del Sannio in Provincia di Isernia e poi Colletorto e Pietracatella in Provincia di Campobasso.
Falò, fanove e pire sono rituali usuali anche per rendere omaggio a San Giuseppe il 19 Marzo. In questa data in Puglia si accendono fuochi in tutto il subappenino dauno e nel territorio intorno a Bari. Sono falò in cui ci si riunisce cantando brani della tradizione popolare ed assaporando piatti antichi locali.
LAS FALLAS DI VALENCIA
15-19 marzo 2019
È una delle feste più partecipate in Spagna, Las Fallas di Valencia, che si celebra tra il 15 e il 19 marzo e che dunque è correlata ai rituali di fuoco in onore di San Giuseppe. Per le vie e i quartieri della città spagnola vengono costruite spettacolari sculture rappresentanti pupazzi allegorici (un po’ come avviene con il Carnevale), che possono arrivare ad un’altezza di oltre 30 metri. Eventi e manifestazioni arricchiscono la festa, che culmina il 19 marzo, con la cremà, quando tutti i monumenti della Fallas prendono fuoco tra la luce e i colori dei fuochi artificiali. L’origine della festa delle Fallas risale all’antica tradizione dei falegnami della città, che qualche giorno prima della festa di San Giuseppe, il loro patrono, bruciavano davanti alle botteghe e nelle strade ciò di cui non avevano più bisogno e le strutture di legno alle quali appendevano le candele che facevano loro luce mentre lavoravano durante i mesi invernali. La festa è caratterizzata da musica, bande e costumi tradizionali.
Per San Giuseppe in Basso Molise si usa fare fuochi, spiega Letizia Bindi, che sottolinea come nei rituali del fuoco di San Giuseppe e di San Giovanni, il 24 giugno ci sia l’idea di bruciare la legna vecchia, simbolo del passaggio della stagione.
LAS HOGUERAS di Alicante
19-24 giugno 2019
I fuochi di San Giovanni sono contestualizzati nel solstizio d’estate. Nei giorni del 23 e 24 giugno si accendono diversi falò in Spagna, in Grecia, nei paesi del nord Europa. In molte località, anche d’Italia, sono stati sostituiti con fuochi d’artificio. Tra i riti più famosi ci sono le Hogueras di Alicante, in Spagna. Per celebrare l’arrivo dell’estate, gli alicantini cenavano in compagnia e a mezzanotte accendevano falò, ballavano intorno al fuoco e facevano il bagno in mare. Oggi per le feste dei Falò di San Giovanni, che durano diversi giorni, vengono costruite opere d’arte effimere, le “Hogueras”, enormi figure di cartone e legno che ardono nella notte del 24 giugno.
In alcune località della Loira francese, in Catalogna, nella Spagna e nella Francia occitana, è vivo il rituale di saltare e cantare intorno al fuoco, come elemento di solidarietà tra le persone in quanto comunità e come rito propiziatorio per i raccolti. Rituali dal significato simile, ci spiega l’antropologa, avvengono in Sardegna e sono ancora vivi nelle tradizioni contadine. Si saltano i fuochi, tra le altre località, ad Ozieri, proprio per la notte di San Giovanni.
LA FAGLIA DI ORATINO
24 dicembre 2018
Dal solstizio d’estate – il giorno con maggiore luce dell’anno – al solstizio d’inverno (il giorno con minore luce), sono sempre i fuochi a segnare il passaggio del ciclo del tempo. A dicembre il sole ricomincia il suo percorso verso la luce e i rituali di fuoco celebrano il calore che ritorna. Con il passaggio alla cristianità, il fuoco è diventato simbolo del Natale, per riscaldare la notte per Gesù che nasce. Come la ‘Ndocciata, che tradizionalmente si svolge il 24 dicembre, la sera della Vigilia di Natale ‘ndocce vengono accese in altre località molisane. In Provincia di Campobasso il rituale più noto è quello della Faglia di Oratino, anch’esso dalle origini contadine. Un unico grande cero stretto e lungo, fatto di canne secche ed alto quasi 13 metri, viene trasportato a spalla dall’ingresso del paese fino alla Chiesa e incendiato di fronte alla folla.
Ti aspettiamo alla ‘Ndocciata per un fine settimana di eventi. Vieni a trovarci. Qui trovi orari ed informazioni per prenotare una visita guidata da noi e per partecipare all’evento “Il filo del tempo”.